IL TERZO TEMPO
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IN BREVE – Qualità: ★★★ – Ritmo: OOO – Pubblico: cineamatori*, cinecuriosi*, cinepopcorn*   TWEET La struttura narrativa fatalmente banale beneficia di un racconto sincero ed emozionante.   LA TRAMA Samuel (Lorenzo Richelmy), senza un padre e con una madre tossicodipendente, esce dal carcere minorile dove è stato rinchiuso per aver commesso diversi piccoli reati. Appena uscito viene affidato alle ..

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IL TERZO TEMPO

89_Il terzo tempo

IN BREVE – Qualità: ★★★ – Ritmo: OOO – Pubblico: cineamatori*, cinecuriosi*, cinepopcorn*  


TWEET

La struttura narrativa fatalmente banale beneficia di un racconto sincero ed emozionante.  


LA TRAMA

Samuel (Lorenzo Richelmy), senza un padre e con una madre tossicodipendente, esce dal carcere minorile dove è stato rinchiuso per aver commesso diversi piccoli reati. Appena uscito viene affidato alle cure di Vincenzo, un assistente sociale depresso (Stefano Cassetti) che, prostrato per la morte della moglie, sta attraversando un periodo di forte instabilità emotiva. Per questo motivo non sembra per nulla attento ai bisogni del ragazzo, con cui fatica ad instaurare un rapporto anche solo di rispetto. Dopo averlo più volte minacciato di farlo tornare in carcere, un giorno decide di inserirlo nella squadra di rugby di cui è allenatore, nella speranza di salvare la squadra e il destino del ragazzo.  


COMMENTO

Se si legge la trama, si osserva la locandina o si guarda il trailer, il film si presenta come un concentrato di ovvietà sulla vita, la sofferenza, lo sport: “Il primo è il tempo della sconfitta. Il secondo è il tempo della lotta. Il terzo è quello della vittoria”; “Quando credi di aver perso tutto, l’ultima sfida che ti resta è provare a vincere”; “Ogni uomo merita un sogno, ogni sogno merita un’occasione”. Frasi retoriche, abusate e inevitabilmente prevedibili. Il trailer, sostenuto anche da una musica epica e incalzante, rimanda ai grandi film americani sulle sfide sportive. Film, quelli americani, che beneficiano di una regia, di attori e di un budget solitamente significativi. Si tratta di film che, in ogni caso, portano con sé in modo quasi intrinseco il lieto fine, che giustifica e rafforza l’idea della sfida. Film che si collocano nel filone della battaglia sociale, eroica, morale, che soddisfano il bisogno di serenità ed equilibrio dello spettatore, umanamente pronto ad affiliarsi al desiderio di giustizia e riscatto sociale. Anche “Il terzo tempo” non può certo sottrarsi a questo fatale destino, mettendo in campo tutti i presupposti di una storia già scritta: un giovane ribelle dal passato difficile, un assistente sociale in crisi per la morte della moglie e sua figlia, pronta a perdonare il padre e ad assecondare la passione del giovane. Personaggi che ruotano attorno al rugby quale palestra di vita, banco di prova della propria capacità di impegno, costanza e socialità. Lo sport, l’amore, l’amicizia: tre temi che conducono facilmente verso l’autostrada della banalità. Ciononostante il film presenta alcuni aspetti interessanti. È forse il modo con cui si racconta la storia, la verità di alcuni dialoghi, la semplicità di alcuni gesti sportivi, affettivi, relazionali, o forse semplicemente la buona prova del giovane protagonista che rendono il film a tratti emozionante. Nella sua prevedibilità, risulta facile trovare sintonia con Samuel, tifare per il suo riscatto e provare un senso di protezione verso la sua difficile e quasi “giustificata” condizione.  


SCHEDA ESSENZIALE

Titolo originale: Il terzo tempo – Genere: drammatico – Durata: 1h36 – Regia: Enrico Maria Artale – Cast: Lorenzo Richelmy, Stefano Cassetti, Stefania Rocca, Edoardo Pesce, Margherita Laterza – Produzione: Italia – Uscita: 21 novembre 2013

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