RODIN. IL MARMO, LA VITA

RODIN. IL MARMO, LA VITA

 

IN BREVE – Palazzo Reale, Milano – fino al 26 gennaio 2013


Voto: ★★★()

Pubblico: appassionati d’arte, innovatori, cacciatori d’idee 


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Una mostra splendida, ben allestita e ben posizionata, che aiuta a credere nell’arte come intuizione, e non tanto come tecnica. Sapevate che Rodin ha avuto oltre 100 sbozzatori, che scolpivano il marmo per lui? 


LA MOSTRA

Certamente uno dei baci più conosciuti al mondo è quello in marmo di Auguste Rodin (Parigi 1840-Meudon 1917) che è arrivato a Palazzo Reale di Milano e qui resterà fino alla fine di gennaio. Due tonnellate e mezzo di peso, più di un metro e ottanta centimetri d’altezza e un metro e dieci di larghezza costituiscono le sue misure. Per farlo arrivare alla Sala delle Cariatidi hanno dovuto realizzare un carrello speciale per distribuire il peso e non caricare troppo il pavimento del primo piano. Datato 1880 Il bacio è la celebre icona della mostra Rodin il marmo, la vita e fa parte della più completa esposizione mai vista in Italia del grande scultore francese. L’opera era stata concepita per la zona centrale del battente sinistro della Porta dell’Inferno e doveva rappresentare il famoso capitolo di Paolo e Francesca narrato da Dante, ma è stata scartata perché troppo raccolta su se stessa. Aline Magnien, curatrice del museo parigino in restauro, con Flavio Arensi hanno costituito con una sessantina d’opere, la più completa rassegna che mai sia stata allestita sui marmi del grande artista. È importante notare come quest’esposizione si tenga non per caso a Milano: per prima cosa la vicinanza con la Pietà Rondanini del Castello Sforzesco, ma anche perché il marmo, materiale mitico per eccellenza con il quale Rodin si confronta tutta la vita, è in perfetto dialogo con quello di Candoglia della facciata del Duomo che s’intravede dalle finestre dello spazio architettonico della sala delle Cariatidi. Sala migliore non si poteva trovare perché qui c’è una magica unione tra arte e ricostruzione del passato. Sotto grandi teli bianchi, che riflettono la luce sulle figure tratte dalla pietra come in un cantiere immaginario, i capolavori sono svelati attraverso un allestimento che prevede un percorso di tipo cronologico a partire dall’Uomo dal naso rotto, rifiutato al Salon del 1864, ai ritratti degli ultimi anni: La donna-pesce, Victor Hugo, Rose Beuret, Pierre Puvis de Chavannes. I temi attorno ai quali si sviluppa la prima parte e che corrispondono all’età giovanile, sono quelli dell’illusione e della sensualità, al culmine dei quali è posto Il bacio, la scandalosa scultura che rappresenta i due amanti e che ha avuto tanta risonanza nella Parigi di fine Ottocento. Le figure che emergono dai candidi blocchi di calcare corrispondono alla maturità, quando, alternando richiami all’eros e alla sua emancipata ricerca formale ed estetica, mettono in luce tutta la sua capacità d’esecuzione. Poi Rodin interpreta in chiave moderna il “non-finito” di Michelangelo nella terza parte della mostra. Questo modo di concepire la plastica con la poetica dell’incompiuto si accompagna ad un certo punto all’uso dello sfumato caratterizzando gli elaborati finali. Ecco allora affacciarsi La mano di Dio: una grande mano che trattiene un blocco informe dal quale emergono due figure umane come addormentate in posizione fetale: la scena della creazione. Quello che si scopre è una sensibilità tutta nuova dove la materia, prima alla ricerca della sensualità e dell’eros, prende vita tra le dita giganti di un’entità superiore (Michela Sala, mostreinmostra.it).

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