LILIANA SEGRE_FINO A QUANDO LA MIA STELLA BRILLERA’
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IN BREVE – Qualità ★★★ – Ritmo 00(0) – Pubblico: per ragazzi (io direi dalle scuole medie in poi; una lettura guidata si può però proporre anche ai bambini delle ultime classi delle elementari) – Per tutti. Se lei è riuscita a scrivere, noi certamente riusciremo a leggere. TWEET La storia di Liliana Segre, per ..

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LILIANA SEGRE_FINO A QUANDO LA MIA STELLA BRILLERA’

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IN BREVE – Qualità ★★★ – Ritmo 00(0) – Pubblico: per ragazzi (io direi dalle scuole medie in poi; una lettura guidata si può però proporre anche ai bambini delle ultime classi delle elementari) – Per tutti. Se lei è riuscita a scrivere, noi certamente riusciremo a leggere.


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La storia di Liliana Segre, per la prima volta raccontata in un libro dedicato ai ragazzi.


LA TRAMA

Liliana Segre, attraverso la penna di Daniela Palumbo, racconta in prima persona la sua storia. Il racconto comincia con i giorni della sua infanzia, trascorsi fra i giochi e l’amore esclusivo del padre Alberto, vedovo innamorato di questa sua unica bambina, con la compagnia e la vicinanza di nonni affettuosi, per arrivare al giorno che divide la sua vita in un prima e in un dopo. Una sera, a tavola, il padre le annuncia che non potrà più andare a scuola: è stata “espulsa”. Liliana ha 8 anni. È il 1938: sono entrate in vigore le leggi razziali in Italia. Fino a quel momento Liliana non sapeva di essere ebrea. Da quel giorno inizia la tortura dell’indifferenza, dell’essere ignorata, evitata dalle amiche, la difficoltà a proseguire gli studi. E da qui inizia anche il percorso tragicamente ineluttabile, come un’inspiegabile e non controllabile discesa agli inferi, che porterà lei e suo padre fino ad Auschwitz. È il 6 febbraio 1944, Liliana ha 13 anni. Suo padre non sopravvivrà. Lei affronterà il lager, la fame, la schiavitù, la tragedia quasi irraccontabile di quell’esistenza, fino alla marcia della morte e alla liberazione. Il ritorno a casa sarà segnato dall’impossibilità di parlare, dall’indicibilità di ciò che si è visto e dal desiderio collettivo di superare il periodo della guerra, ma anche da una sorta di nuova forma d’indifferenza e paura nei suoi confronti. Fino all’incontro con l’uomo che diventerà suo marito, al ritorno ad una vita normale, colma di affetti, e alla decisione di diventare testimone della Shoà.


IL COMMENTO

Esistono libri necessari. Questo è uno di quelli. Con un grande pregio: è un libro sobrio, asciutto, direi quasi signorile, che rende onore al termine “testimone”, non solo perché ci regala – per l’appunto – una testimonianza, ma soprattutto perché lo fa con semplice incisività, senza scadere nel sentimentalismo o nella facile emotività. Una storia come questa non ha bisogno di mezzucci per avvincere il lettore, specialmente un lettore giovane. Diviso per capitoli brevi, il libro aiuta i ragazzi – ma anche l’adulto che voglia leggerlo – a capire che tutto inizia con l’indifferenza, nella banalità, con la connivenza delle persone vicine e che fino a poco tempo prima non si temevano. Le molte pagine dedicate al “prima” di Auschwitz sono fra le più utili e significative, perché aiutano a capire “come è stato possibile”. Soprattutto aiutano noi italiani, che spesso desideriamo o abbiamo desiderato rimuovere le nostre responsabilità personali e collettive, nascondendoci dietro il falso mito della nostra presunta bontà. La Segre non dimentica nessuno, e tanto meno i Giusti che ha incontrato nel suo cammino. Non è indulgente con nessuno, neppure con se stessa: spesso si definisce “una bambina viziata”, “una ragazzina sciocca”, “un’ingrata” nei confronti di chi aiutò la sua famiglia. Come in quasi tutti i libri ben scritti su questo difficile tema, l’uso degli aggettivi è scarsissimo: non esiste aggettivo che possa davvero descrivere l’orrore, il Male. Esistono fatti che parlano da soli.

 

Perfetta e lucida la breve prefazione di Ferruccio de Bortoli, scritta con il medesimo linguaggio elegante e sobrio che caratterizza tutto il volume. E densa di intelligenza. Anche questa è una scelta stilistica importante, addirittura la definirei una scelta etica e morale, in un libro destinato ai giovani lettori. Perché i ragazzi sono giovani, certamente, ma giovane non vuol dire sciocco, stupido o non in grado di capire. Anzi.


SCHEDA ESSENZIALE

Titolo originale: Fino a quando la mia stella brillerà – Autore: Liliana Segre, con Daniela Palumbo – Introduzione di Ferruccio de Bortoli – Editore: Il battello a vapore – Genere: autobiografia/testimonianza – Uscita: gennaio 2015 – Numero pagine: 197


L’AUTORE IN BREVE

Liliana Segre è nata a Milano, il 10 settembre 1930. Nel 1944, a tredici anni, ha vissuto l’esperienza della deportazione nel campo di Auschwitz-Birkenau. Sarà l’unica bambina di quel treno a tornare indietro. Dopo un lungo – necessario – silenzio, dal 1990 si dedica alla testimonianza della Shoà soprattutto tra i ragazzi, nella speranza che le sue parole possano seminare il ricordo e farlo arrivare alle generazioni future.

Daniela Palumbo è nata a Roma nel 1965. Giornalista e scrittrice, vive a Milano, dove lavora per il mensile “Scarp de’ tenis”, storico giornale di strada. Con Le valigie di Auschwitz, ha vinto il Premio letterario Il Battello a Vapore 2010. Fino a quando la mia stella brillerà nasce dal suo incontro con Liliana, di cui ha raccolto la testimonianza trasformandola in un romanzo.

 

 

 

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